Domanda: Perché programmi PC?
Risposta: Perché non so fare altro
Dopo la fase di apprendimento, con oltre 7 anni di studio, c'era l'evidente necessità di guadagnarci qualcosa, e i passi professionali erano +/- questi:
- Accettavo qualsiasi lavoro, quindi creavo gestionali, gestionali, gestionali. Ho imparato le basi professionali e ho capito una cosa importante: la gente deve lavorare. Se i miei programmi facevano tutto, alcuni perdevano il lavoro e la voglia di fare ancora un calcolo a mano.
- Cambiai strategia e mi specializzavo, creando componenti per i più svariati linguaggi, e così mi sono reso conto che di veri programmatori ne erano davvero pochi. Non ne ho venduto un pezzo. Ho anche capito che un buon programmatore non è automaticamente anche un buon business-man.
- Ho quindi ripreso i gestionali, e mi sono adeguato, nel senso che oggi non chiedo a cosa serve, ma quanti spiccioli mi danno per le cose inutili che mi fanno fare. Ho scoperto che programmare il PC, in fin dei conti, non serve a nulla, perché la gente deve aver lavoro, e l'ideale mondo automatizzato non esiste, e non ci sarà mai. Coloro che hanno le macchine, non daranno mai via una parte dei loro guadagni per consentire alla gente di starsene a casa a non fare nulla.
Quindi, fine della storia: Programmo perché sfido me stesso, alla ricerca cosa si può, e cosa non si può insegnare un PC, senza togliere il pane dalla bocca di chiunque. Cerco la perfezione solo nei progettini di proprio interesse, e la perfezione in sé definisco così:
Perfezione è l'unione dell'utile al piacevole. Contiene qualche difetto, imperfezione, che all'occasione va aggiunta (!).
In pratica, non rilascio programmi perfettamente funzionanti. Potrei, forse, ma voglio che si vede la 'calligrafia' del programmatore.
Giovanni
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