Sono stato "tempestato" di messaggi da ogni origine per postare su quella che pare essere LA vexata quaestio: l'università è utile, o necessaria, per un programmatore?
Visto che sono qui ad aspettare inoperoso, ritengo utile alcune considerazioni.
Partiamo dagli assiomi, e poi dai dati di fatto.
Lasciamo le opinioni per un'altra puntata.
(1) l'istruzione è sempre utile. imparare a stirare è certamente ottimo.
cucinare anche. l'argomento quindi STUDIO=BENE è ontologicamente banale.
(2) fissiamo però il FINE dell'istruzione.
Esistono corsi universitari che NON hanno uno sbocco lavorativo diretto (per lo meno mappato 1:1).
Ad esempio
- scienze politiche
- filosofia
- lettere
- ...
Marchionne era laureato in filosofia, mentre Carlo Azeglio Ciampi in lettere.
Eppure, entrambi, sono passati alla storia come esperti di economia.
Non lo erano affatto, o comunque non per i loro studi.
(3) esistono, al contrario, corsi che DEVONO fornire la preparazione per un certo lavoro.
Esempio
- medicina (infermieristica eccetera)
- ingegneria
- giurisprudenza
- ...
Ritengo palese che un medico debba, e ripeto debba, imparare durante i suoi studi
(università, specializzazioni eccetera) proprio il lavoro.
Non mi sembra ragionevole attendersi che un chirurgo non sappia fare un'incisione, perchè
l'università non deve insegnare un lavoro, bensì a {qualsiasi cosa dicono o si inventano}.
Analogamente un ingegnere, una volta superato l'esame di abilitazione eccetera, DEVE (almeno in teoria)
essere in grado di progettare e costruire "qualcosa" che può risultare mortale (case, ponti eccetera).
Non è che quando dimensiona un pilastro può dire "vabbè... io non so niente del lavoro, però ho imparato
ad imparare velocemente".
Se il pilastro deve essere XxY, l'ingegnere così lo deve saper FARE.
Un avvocato DEVE conoscere la procedura eccetera.
Non frega niente a nessuno se è "in grado di imparare agevolmente".
Interessa, quando uno ha bisogno di un buon avvocato, che sappia dire SI' QUESTA E' LA SOLUZIONE,
non "boh, comunque imparo velocemente".
(4) cosa differenziano queste due grandi "categorie"?
Essenzialmente l'esistenza di un albo professionale.
I professionisti "vecchio stile" erano / sono proprio quelli per i quali l'università forniva l'accesso
(previo tipicamente un esame) ad una certa professione LAVORATIVA.
Quindi se ti laureavi in ingegneria, ma non riuscivi (riesci) a passare l'esame di iscrizione,
essenzialmente non potevi lavorare come ingegnere.
Avevi buttato via tempo e fatica.
Stessa cosa per medicina, giurisprudenza eccetera.
(5) bene, veniamo ora a INFORMATICA (/cugini vari, come ingegneria informatica).
NON è possibile creare un albo degli informatici (per regolamenti europei antitrust eccetera).
QUINDI chiunque può fare l'informatico.
Esattamente come chiunque può fare il filosofo, o lo scienziato politico o quello che è.
Ne risulta quindi che, in concreto, INFORMATICA NON è un requisito necessario per lavorare come informatico.
Questo è un fatto, non un'opinione (lascio stare il pippone sull'albo degli ingegneri che non c'entra una ceppa,
l'hanno aggiunto solo per drenare studenti a MMFFNN)
(6) la conclusione 5 non è da sottovalutare, anzi è fondamentale.
Supponiamo, per esempio, che chiunque possa fare l'avvocato.
Ma proprio chiunque.
Avrebbe senso iscriversi a giurisprudenza? Forse sì. Forse no. Dipende
(7) stabilito quindi, incontrovertibilmente, che l'università NON è indispensabile, ci si può chiedere se e quanto sia UTILE.
La risposta può essere basata solo su elementi di fatto, e sulla storia.
La storia prova che la risposta è NO.
Esistono innumerevoli "supermiliardari" nell'ambito informatico, a capo di aziende da centinaia di migliaia di dipendenti, che
NON sono laureati in informatica.
Da Bill Gates, a Dell, allo stesso Zuckerberg eccetera.
Questa banale osservazione implica che non v'è correlazione tra laurea in informatica e possibilità (almeno teorica) di
"conquistare il mondo" (informatici imprenditori)
(8) arriviamo ora alla situazione lavorativa dipendente.
Esistono due grandi tipologie:
- lavoro in Italia
- lavoro all'estero.
Nel lavoro in Italia, l'ho già scritto, bisogna conoscere come... si lavora in Italia (come dipendente).
Di nuovo con i FATTI e non con le OPINIONI.
Vediamo il settore PRIVATO.
La categoria degli "informatici" non esiste.
Punto e basta.
Mi spiace dare questa "notiziona", ma si tratta semplicemente di una categoria lavorativa che non esiste.
QUINDI non esistono contratti di lavoro per informatici.
Sembra strano?
Forse, ma di nuovo è UN FATTO.
Le aziende non assumono, quindi, informatici (per il semplice fatto che NON esiste la figura dell'informatico).
Assumono DIPENDENTI, i quali possono avere varie mansioni.
Sotto il profilo del contratto lavorativo, le aziende PRIVATE tipicamente operano in due grandi "categorie" (+1)
- Contratto metalmeccanico
- Contratto (per banalizzare) commercio
- Contratto (ex)postelegrafonici (sono pochissimi, ma esistono).
- Il pubblico (cuttone gigante)
Ebbene sì, la stragrande maggioranza degli informatici, in Italia, viene assunto come dipendente con
un contratto da METALMECCANICO, come quello degli operai.
Una fetta consistente con quello COMMERCIO, praticamente come una commessa che fa vedere le scarpe ai clienti.
Sorpresi?
Forse.
Ma questi sono FATTI.
Ovviamente esistono delle eccezioni, ma parliamo di punti %
(9) i soldi per i dipendenti Italiani.
Per i lavoratori dipendenti esistono tre grandi "razze"
1) "gli operai/impiegati"
2) "i quadri"
3) "i dirigenti"
I "quadri" sono rarissimi, in sostanza sono gli equivalenti dei caporeparti.
Magari in una grande industria ci sono tante linee produttive che costruiscono che so due modelli di
macchina, ed ogni linea ha un suo capo responsabile di quella certa macchina.
Normalmente sono (qui vado a spanne, dipende dalle singole aziende) un pugno (0-5-10) anche per aziende
con molti dipendenti.
Lo stipendio è > degli operai, dell'ordine (per capirci grosso modo) di 2.500/3.000 euro.
Nelle aziende informatiche, tipicamente, sono (quando esistono) i più vecchi, quelli che lavorano da trenta
anni e vengono promossi per avere uno stipendio più alto.
Non serve la laurea per fare il quadro.
I "dirigenti" sono un mondo a parte, perchè - spesso - non sono dei veri dipendenti, o meglio possono
avere dei contratti intermedi, cioè possono essere licenziati facilmente.
(cuttone gigantesco).
Tipicamente sono pochi, e sono i manager.
Ci sarà il CFO, in pratica il "ragioniere capo", quello che tiene i cordoni della borsa, il capo del personale
eccetera.
Il figlio del cugino del proprietario.
La moglie del nonno del fratello dello zio dell'amministratore delegato.
Eccetera.
Nelle aziende piccole (in Italia praticamente tutte sono piccole, o piccolissime, o micro) la % è modesta.
Dell'ordine (come sempre dipende dai casi, diciamo "a capocchia") di qualche %.
Quindi su 100 dipendenti ci potranno essere 2 o 3 dirigenti.
In un'azienda enorme (per gli standard italiani) di 1.000 utenti ce ne saranno 10, o magari 15.
Di cui
- il 75% figli di... cugini di.. amici di...
- il 20% che è in azienda dal medioevo (e mandano avanti la baracca)
- il 5%, cioè 1 o 2, supermegaespertoni che arrivano da aziende concorrenti
Per chi conosce il mondo militare sono, grosso modo, gli ufficiali
La probabilità di essere inquadrato come dirigente privato, in informatica, è modestissima.
Bisogna essere un capoprogetto indispensabile.
Lo stipendio dei dirigenti è più alto di quello "normale", dai 3.000 ai 5.000 con facilità (netti),
a crescere anche a 10.000, o più (anche milioni, ovviamente, ma sono sempre amici di... cugini di...)
Non serve la laurea (nel privato) per fare il dirigente (anche se è praticamente indispensabile, nel senso
che praticamente tutti ce l'hanno).
(10) restano tutti gli altri, cioè il 99%, che sono inquadrati come operai.
O impiegati.
O cassieri.
Gli operai (cioè gli informatici assunti con il contratto industria - detto anche METALMECCANICO - )
hanno uno stipendio che dipende da 1000 fattori (età, inquadramento, mansioni, premi produzione eccetera).
Essenzialmente è nella fascia di 1.300 euro circa.
Poi si sale ad esempio a 1.500 e, aumentando l'anzianità eccetera, si può arrivare sui 1.800 o 2.000 dopo anni e anni.
Ovviamente l'imprenditore può riconoscere fringe benefit, aumenti eccetera.
Diciamo però che, grosso modo, l'ordine di grandezza è quello.
Bene, una segretaria guadagna gli stessi soldi.
Perchè è inquadrata come dipendente "semplice", avrà un certo livello, una certa anzianità eccetera
(penso ci siano anche i figli, cazzi e mazzi, un ginepraio).
Può essere benissimo che una segretaria guadagni 1.400 euro, e un informatico 1.500 (o viceversa).
I dati precisi non mi interessano, come detto dipendono da un milione di fattori.
(11) il punto precedente è un fatto, non un'opinione.
Riassumiamolo.
Lo stipendio di un informatico (CON O SENZA LAUREA) ~ allo stipendio di un saldatore o di una commessa,
o di una segretaria.
Non troverete un informatico che guadagna un multiplo di un operaio (cioè 2x, 3x o così via).
Potrebbe guadagnare 1.2x, o magari 1.3x (e questo ci sta).
Si tratta, comunque, di qualche centinaio di euro al mese.
Attenzione: anche se assunti per progettare un vibratore cibernetico da spedire su Giove,
lo stipendio sempre quello sarà.
Non è la "difficoltà" del lavoro a determinare lo stipendio (=> in realtà ci sono i livelli, ma come detto
sono moltiplicatori minori dell'unità)
(12) prime considerazioni, basate su dati di fatto e non opinioni
- se voglio fare l'imprenditore informatico, la laurea non serve. Posso guadagnare miliardi di euro. La storia lo prova.
- se voglio fare il dipendente di un'azienda privata italiana, la laurea non è richiesta
- non avrò uno stipendio significativamente maggiore (se non punti percentuali) con o senza laurea
NE CONSEGUE CHE
la laurea in informatica, in Italia, nel mondo privato, non è indispensabile e non garantisce
- comunque - uno stipendio significativamente maggiore.
Prima di affrontare il prosieguo, cioè
"non è indispensabile, ma è almeno UTILE?"
bisogna che mi venga la voglia di continuare.
Eventuali commenti, per cortesia, basati sulle mie affermazioni e circostanziate.