gibra ha scritto:
Perché chi non ha la minima idea di cosa significa essere uno sviluppatore, crede che sia un giochino da ragazzi.
La colpa di questo ricade in eguale misura sia sul sistema scolastico (quello italiano ormai è allo sfacelo, le iniziative per introdurre la "programmazione" addirittura alle scuole elementari sono solo dei ridicoli palliativi partoriti dalle fertili menti di docimologi insipienti) che sull'ingordigia delle grandi aziende mainstream le quali, non contente di aver trasformato un delicato strumento tecnologico come il calcolatore in un banalissimo oggetto di consumo, hanno poi provveduto a saturare il mercato dei pecoroni con device ancora più a prova di idiota, come smartphones e tablet, accuratamente progettati per essere immediatamente usabili da qualsiasi primate, non necessariamente dotato di pollice opponibile e per definizione incapace di leggere istruzioni qualsivoglia.
Ora, la sensazione che l'utonto quadratico medio prova nel "dominare" coi polpastrelli le interfacce utente Fisher-Price e Chicco delle nuove generazioni di SO mobile e nella facilità con cui può scaricare le famose "app", singulto acatafasico per non fare neppure lo sforzo di dire estesamente "applicazione" (anche perché codesti accrocchi in media non meritano l'onore di una simile definizione!) è che il mondo della programmazione sia facile e divertente come giocare con i mattoncini Duplo e che lo sviluppatore professionista sia un simpatico semideficiente al quale si applica pacificamente l'aforisma che una tal giornalista partorì a proposito della propria categoria "...è sempre meglio che lavorare".
La questione della laurea umanistica e dei trent'anni suonati, invece, è una
FAQ. Il fatto è comunque molto semplice: la mia generazione, nata negli anni Sessanta, ovvero quella che ha fatto la storia dell'informatica personale in Italia, conta una risicatissima minoranza di laureati in scienze dell'informazione e zero in ingegneria informatica, per ovvi motivi anagrafici, contro una sfilza di laureati in qualsiasi-altra-cosa (scienze MMFFNN in primis, ingegneri d'ogni colore, ma anche una nutrita schiera di umanisti, filologi, filosofi e quant'altro). Ma i tempi sono profondissimamente cambiati e per contro oggi, in Europa, c'è lavoro serio e ben remunerato nel mondo IT unicamente per quel 5% di laureati di lungo corso (cinque anni o più), voto superiore a 108, provenienti da corsi di laurea estremamente specifici e con notevole predisposizione individuale.
Per il resto, nonostante le richieste stratosferiche dei recruiters, ci sono solo posti sottopagati da coding monkeys in qualche fetido scantinato a produrre gestionali o roba web a cottimo.