<BLOCKQUOTE id=quote><!--<font size= face="" id=quote>-->quote:<hr height=1 noshade id=quote>
Giovanni posso fare leggere la nostra conversazione al mio amore??
<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote><!--</font id=quote><font face="" size= id=quote>-->
Certo
---
Vedi, la sincerità è molto semplice, non ha bisogno che mi ricordo cosa ho detto, pensato o fatto. Molte volte la sincerità ferisce, perché è diretta. Per non ferire, bisogna essere un grande oratore, e conoscere bene le persone, sia in genere che singolarmente. Non significa di essere diplomatico, cioè trasformare un 'si' o un 'no' a 'nì', ma spiegare il proprio pensiero, e nei fatti agire similmente, senza ricorrere ad artifici e linguaggi difficili.
Sono cose che non si imparano dalla società, anzi. Più che altro richiede sensibilità, grandi porzioni di buon umore, autostima e la conoscenza dei propri limiti. Il fatto è che tutti possiamo essere così, perché fondamentalmente lo siamo, ma la mancanza di conoscenza di noi stessi ci induce paura. Paura di pensare ed agire con naturalezza. Io ho avuto moltissima paura nel passato, di tutto e di tutti, talmente tanta che mi sono reso conto che dovevo cambiare qualcosa.
Come primo passo mi sono ritirato in Italia (sono tedesco), a 22 anni, e per 7 anni sono stato quasi esclusivamente da solo. Poi ho cominciato a cercare il contatto, prima dai monaci, poi fuori. Fino a 29 anni non sapevo parlare ed esprimere me stesso, ma avendo perso la paura negli anni di solitudine, ero capace di apprendere l'arte del parlare meglio, a modo mio però.
Il conflitto di incompatibilità religiosa mi ha insegnato molto a livello linguistico, e che non si possono convincere le persone, se non tramite argomenti precisi. I miei argomenti erano molto temuti, perché avevo le fondamenta e sapevo di cosa stavo parlando. Alcuni frati erano imbarazzato dal fatto che ciò che dicevo era onesto, ed espresso anche nei fatti. Quindi, ragionando, avevano l'impressione che le altre cose di cui parlavo (ma non comprendevano), dovevano essere altrettano veri, e questo non potevano ammettere, perché era contro la vaga dottrina della Chiesa. Cioè non sapevano a chi dare retta.
Ti voglio fare un esempio semplice, ricorrente. La Chiesa è convinta che il Dio è uno solo, è onnipotente, e non c'è nulla che gli sfugge. Se è vero, non c'è motivo per cui si prega, in quanto è già al corrente .
Tuttavia, la preghiera fatta in un certo modo, non è 'pregare', ma cercare un contatto con lui. E avendo avuto un contatto molto intenso, si possono sapere delle cose, che vanno al di là della fede, cioè cosa si crede o dovrebbe credere. Appena che si acquisisce questa sapienza, non c'è più spazio per la fede, in quanto fede significa 'credere'. Come si può allora esprimere il 'sapere'?
La Chiesa non da spazio a chi 'sa', perché si sente inferiore e senza scopo. Finché credi, sei benvenuto, ma quando sai, ti respinge, eppure è stata lei ad insegnare come si viene a sapere, a livello teorico. Quindi ho raggiunto il verdetto, che pur insegnadoti come 'sapere', la Chiesa non vuole che ti metti in moto per raggiungere te stesso, e scoprire chi è Dio, quale ruolo ha, e soprattutto insegnare ad altri come si viene a 'sapere'.
E' tutto molto semplice, e non si ha bisogno di grandi cose, è sufficiente che ascolti te stesso. Sempre. E che agisci di conseguenza. Questo chiamo il 'sano egoismo'. Perché se noi siamo figli di Dio, dobbiamo avere qualcosa di lui, e se lo scopriamo, diventeremo potenti, più che altro temibili avversari di coloro che pretendono tutto il sapere per sé, come appunto, i frati e preti.
Le poche eccezioni che ci sono, si possono contare su una sola mano. Questi erano esiliati in un monastero lontanissimo, in mezzo al nulla, dove potevano essere loro stessi a tutti gli effetti, e dove la gente veniva volentieri, perché potevano dire e fare quel che li pareva senza dover temere la mano pesante del ministro di Dio.
La sapienza rende le persone molto tollerante, ed è in contrasto con la rigidità di chi crede fermamente in qualcosa che non sa, eppure, pur non sapendo, sa che in fondo è errato, e deve alla sua pigrizia e alla sete di potere la mancante sapienza. Quindi non può che odiare chi sa, ed emarginarlo a tutti i costi. Anche al costo di sentirsi un deficiente e un peccatore. E difatti, se esistono peccatori, allora lo sono i preti, che dicono ma non fanno, e se fanno, non dicono, e non fanno mai cosa dicono di fare, agli altri.
Chi invece dice e fa, in coerenza con ciò che dice e fa, è onesto, ed è il più grande nemico di chi ha il potere, perché il potere della persona sincera è senza limiti, e può essere regalata, senza dover temere ripercussioni spiacevoli.
Giovanni
---
http://www.y2ksw.com/vbulletin