Buonasera a tutti,
premesso che non mi sono ancora cimentata sul file, provo a fornire le mie, personali, considerazioni:
alessandro.frediani ha scritto:
- i corrispettivi vanno indicati nelle fatture emesse? Almeno tra i nostri clienti generalmente, se già incassati, vengono registrati giornalmente facendo un totale con cassa (o in alternativa un cliente fittizio) in avere e iva/ricavo in dare. In questo caso non ho un soggetto/cliente che posso identificare con una partita iva o codice fiscale.
No, perché non sono fatture.
alessandro.frediani ha scritto:
- le autofatture rev. charge e quelle intra vanno riportare nelle fatture emesse? Anche quì di solito vengono intestate ad un cliente fittizio "RevCharge" oppure "INTRA" che non ha partita iva.
Solo negli acquisti, in quanto il documento effettivo è la fattura ricevuta.
alessandro.frediani ha scritto:
- le schede carburante vanno riportate?
Sembrerebbe di no, se guardi i post più vecchi (in parte anche nel topic delle liquidazioni IVA) Neapolis aveva postato la circolare ministeriale che si riferiva solo a fatture in senso stretto, le carte carburanti non lo sono anche se ai fini IVA sono di fatto equiparate, per cui l'AdE concludeva che non andavano comunicate.
alessandro.frediani ha scritto:
- nel caso di bolle doganali vanno riportati i dati (e quindi anche il codice fiscale) della dogana? E il tipo documento è TD01?
Bella domanda, era un quesito che avevo posto anch'io in precedenza, Neapolis aveva aperto un quesito con l'AdE che aveva risposto che se manca la partita IVA della dogana non andavano comunicate. La cosa è paradossale, perché a livello normativo andrebbero comunicati i dati delle fatture e delle bollette doganali, ma a livello di specifiche tecniche nei fornitori viene richiesta una partita IVA (italiana o estera) valida. Posto che sulle bollette doganali non viene riportata nessuna partita IVA né codice fiscale, sembrebbe non vadano comunicate, in quanto tecnicamente si è impossibilitati a farlo. Sempre che non vengano aggiornate le specifiche tecniche intanto...
Inoltre sulle fatture estere extra-cee c'è un altro aspetto: abbiamo infatti sia la fattura del fornitore estero senza IVA estera (esportazione), sia la bolletta doganale. La prima rileva ai fini contabili, la seconda ai fini IVA. Non è detto che gli importi corrispondano, perché la base imponibile IVA della bolletta doganale potrebbe essere anche maggiore in base al valore normale, e quindi si potrebbe aggiungere allora un'altra domanda: le fatture estere extra-cee, dal momento che non si registra la bolla doganale per mancanza della partita IVA, vanno registrate (v. quesito successivo)?
alessandro.frediani ha scritto:
- le fatture a zero vanno riportate?
Bellissima domanda, a rigore normativo vanno andrebbero comunicate, anche se temo che il sistema dell'AdE non le accetti. Occorre però fare attenzione che quello che rileva per le fatture sono i dati rilevanti ai fini IVA, e quindi il totale delle varie aliquote e codici di esenzione rilevanti. Per fare un esempio, il cliente paga una cauzione, che essendo cessione di denaro è eclusa ex art. 2 e quindi non è soggetta a fatturazione. Poi viene emessa la fattura per il bene o il servizio e nel totale da pagare viene tolta la cauzione portando il documento a zero. Ai fini IVA la fattura non è a zero, perché dobbiamo considerare l'imponibile e l'IVA, mentre lo storno della cauzione va fuori campo IVA. Diverso ovviamente il caso di importi esenti e non imponibili o con IVA non esposta, che sono invece rilevanti ai fini IVA.
Per questo si può presentare un altro caso: fattura emessa per opeazioni non rilevanti ai fini IVA, ad esempio per interessi di mora esclusi art. 15, per cauzioni, ecc., in questo caso ai fini IVA la fattura sarà a zero, e ritorniamo nel caso in cui andrebbe verificato se il sistema l'accetta.
alessandro.frediani ha scritto:
- i soggetti extra cee sia nel caso di vendite che di acquisti come si identificano? Questi non hanno nè partita iva nè codice fiscale
Non necessariamente, dipende dalla legislazione dello stato estero. Normalmente un identificativo fiscale è sempre previsto. Le specifiche tecniche richiedono:
-Per le vendite una partita IVA (anche estera) oppure un codice fiscale italiano;
-Per gli acquisti un partita IVA (anche estera).
Pertanto:
-Le fatture INTRA-UE vanno sicuramente comunicate, sia emesse che ricevute nei confronti di soggetti passivi IVA;
-Le fatture INTRA-UE emesse a soggetti privati (p.es. clienti di alberghi) andrebbero comunicate in base al dettato normativo, ma il sistema non le accetta in quanto presente solo codice fiscale estero (andrebbe rivolto il quesito all'AdE...);
-Le fatture extra-UE dovrebbero essere comunicate in presenza di identicativo IVA o similare, mentre di fatto ci si ritrova, come sopra, impossibilitati a farlo per i privati.
alessandro.frediani ha scritto:
- i documenti riepilogativi con importo inferiore ai 300€ che vengono registrati intestati ad un soggetto fittizio come li riporto?
In base al dettato normativo sembra vadano comunicate, in quanto la registrazione comulativa rileva solo ai fini della contabilità IVA, ma trattandosi di singole fatture, andrebbero comunicate.
Ovviamente questo toglie il vantaggio della registrazione cumulativa, sempreché non vengano aggiornate le specifiche tecniche (per il vecchio spesometro venne aggiunta la possibilità di comunicare dei dati senza una controparte per i documenti riepilogativi e le carte carburante).
Alla fine quello che vuole fare l'AdE è di incrociare i dati, anche se non sarà semplicissimo, perché la fattura emessa (e quindi comunicata) in un trimestre potrebbe poi venire registrata come acquisto in quello successivo o anche dopo fino ad un anno (il D.L. in corso di conversione dovrebbe ridurre il termine di registrazione, che finora era fino al secondo anno successivo).
Un'altra problematica è quando nell'anagrafica del cliente / fornitore mancano i dati relativi all'indirizzo ed alla località, non richiesti per i registri IVA, ma richiesti per il nuovo adempimento (peraltro assurdo, l'AdE dovrebbe sapere tutto con la partita IVA o il codice fiscale, almeno per soggetti passivi italiani che sono la maggioranza).
Normalmente comunque si lascia alla fine all'utente la possibilità di includere o meno l'anagrafica nell'obbligo di comunicazione, così come di indicare quali codici di esenzioni siano o meno rilevanti, questo risolve alcuni problemi, o meglio li sposta sull'utente in quanto non per tutti i quesiti si può avere un'interpretazione univoca.
Ciao e buon fine settimana a tutti,
Stéphanie